Storie quantiche


Caro Edison,

come ben sai in questi giorni sono a Torino, una città molto particolare e con una bella energia. E’ particolare perchè è stata la città simbolo della rinascita italiana nel dopoguerra con la FIAT, una fabbrica portata avanti da tanti giovani del sud italia che proprio come te inseguirono il sogno di un mondo migliore, a partire dal proprio. Oggi ha una bella energia perchè è riuscita a costruire una società multietinica pur mantenendo il suo carattere “piemontese”.
Sto partecipando ad un gioco online http://superstructgame.org/ in cui viene chiesto di immaginare il mondo nel 2019, tra dieci anni per intenderci. Un impresa non facile perchè il mondo in cui stiamo vivendo è talmente caotico, stratificato e complicato che le previsioni, o le visioni a lungo termine sembrano sciogliersi come neve al sole. Ma è un gioco. Bisogna inventare strutture che tengano conto delle ripercurssioni sociali, etiche, politiche, culturali e artistiche per la sopravvivenza della stessa specie umana. Ma allora non è gioco! Tra i cinque grandi problemi del 2019 – pensati oggi – c’è GENERATION EXILE, ovvero “i nostri nuovi vicini saranno rifugiati (migranti) in cerca di un posto dove vivere a causa di disastri climatici o economici nei loro paesi”. Sotto questo aspetto, il Salento, la nostra terra è nel 2019 da un pezzo. E nella sua storia l’incontro con popoli in movimento. I nostri politici non riescono a pensare a lungo termine troppo indaffarati nelle faccende private, e intanto l’Italia perde la sua naturale vocazione di lingua di terra in mezzo al mare. Il mare mediterraneo. Ogni mare ha un porto.
I porti sono i luoghi di passaggio, di imbarco, diversi dagli aereoplani. La nave è più lenta. I porti sono anche porte. Ingressi in un territorio. A volte sono ingressi leciti, a volte illeciti. Questo succede per le merci e le persone. Anche le merci cercano in qualche modo il loro posto dove vivere, o meglio dove morire, consumarsi per alimentare il mercato. Le persone è diverso. Le persone cercano un posto dove stare, una casa. Un posto dove crescere, riprodursi e morire. Come natura vuole. UN PORTO PER LA GENERAZIONE IN ESILIO. Ecco da dove ripartire per ri-pensare l’accoglienza. Ma un porto / porta è un’azione politica, è una direzione sociale e culturale di un territorio. I porti che ha saputo offrire il territorio, i centri di accoglienza, si sono rivelati impreparati, improvvisati, senza un pensiero costruttivo, ad ampio raggio sul fenomeno in corso. Nel tuo local girovagare di porto in porto hai incontrato l’isola di Oistros. Una piccola isola in cui i linguaggi, le differenze, i giudizi e i pregiudizi venivano messi da parte per dare importanza al corpo, all’essere umano o umano essere, alle storie.
Ci sono due tipi di storie che si possono raccontare. Quelle immaginarie e quelle reali. Ci sono invece una moltitudine di mezzi attraverso cui raccontare una storia.
Come dici, hai un contratto di lavoro per raccontare storie.
Ritieniti fortunato. Rispetto alla necessità di lavori generata dalla nostra società, come banchere, commesso o operaio, quello di raccontare storie è un lavoro privilegiato, ma anche di grande responsabilità.
Una storia nasce dai sensi. Dall’istinto di lasciare una traccia mnemonica – ricordo – nella mente di chi recepisce il tuo racconto. Non appena l’essere umano è diventato “intelligente” ha cominciato a sviluppare tutti quei linguaggi di espressione che compongono il mosaico della comunicazione.
Imitando il canto degli uccelli i primi uomini comunicavano il loro istinto alla riproduzione mentre scoprivano la manualità del pollice opponente che permette di manipolare. Ovvero intervenire sulla natura modificandola. La selce diventa la punta di una lancia, il sangue il colore rosso delle prime pitture. Segni di memoria del tempo.
Oggi le storie si raccontano in maniera molto più sofisticata, ed ogni mezzo/linguaggio si meticcia con gli altri. La musica, con decine di generi, la pittura, la scultura, il teatro, la stampa, la fotografia, il cinema, la televisione, le installazioni, gli eventi e la grande rete internet sono i mezzi con i quali una storia prende vita, si anima e inizia il suo viaggio sensoriale nella mente del pubblico.
A pensarci bene la grande rete internet – con la sua radice isomorfica pianata nel terreno digitale – ha assorbito ogni altro linguaggio, accellerando la circolazione delle storie. Quando una fotografia, un film, un testo diventano digitali e vengono immessi nella rete, improvvisamente possono essere copiati e ricopiati, remixati, linkati, fino ad uscire dai computer per abitare i nuovi telefonini che via bluetooth, come un trampolino, prendono la storia di una foto, di un video o di un testo e la fanno girare di bocca in bocca (digitale). Di amico in amico.
La tua storia, ha seguito esattamente lo stesso percorso, ed essendo una “bella storia”, nel senso che si accomoda bene tra le connessioni sinaptiche della gente, ha generato in pochissimo tempo una “comunità”. Un gruppo di persone riunite intorno ad un idea. Una volta la costruzione di una “comunità” richiedeva secoli, oggi meno di un mese. Le idee circolano alla velocità della luce nella grande rete, per capire i fenomeni non è più sufficente un pensiero lineare, bisogna spostarsi ad un livello più profondo dove l’indeterminatezza è la base su cui costruire la comprensione della natura. Un idea in iternet si comporta come una nuvola di gas, o uno stormo di uccelli. Prende forma e volume secondo il grado di comunicazione acquisito, reagisce con l’ambiente circostante. Per capirci, l’indeterminatezza entra in gioco quando si va in scena, quando in determintare condizioni generate da una miriade di fattori, il solo fatto di esseci cambia il sistema.
In SUPERSTRUCT, il gioco in cui sono immerso in questi giorni, viene chiesto di raccontare storie. Storie ambientate nel 2019 in cui l’umanità, prevede il gioco non gioco, dovrà fronteggiare cinque grandi problemi. Uno è GENERATION EXILE. Gli altri sono RAVENOUS (Affamati) ovvero come invenate nuovi modi di nutrire noi stessi. QUARANTINE, come fronteggiare malattie infettive. POWER STRUGGLE, i conflitti della guerra per il petrolio e il dopo petrolio. OUTLAW PLANET, i governi ormai connessi alla rete vengono hackerati dalle nuove generazioni di programmatori. Mi sembrano tutte ipotesi plausibili su cui iniziare a ri-pensare il futuro.
Insieme a una storia, con la nostra intelligenza, possiamo raccontare un progetto, ovvero una visione del futuro attraverso azioni che partono dal presente.
Il progetto Itaca di Oistros suonerebbe in inglese HUB FOR GENERATION EXILE, ovvero porto/isola in cui la differenza è accolta come valore di crescita. La politica attuale non riesce ad avere uno sguardo lungimirante, anzi tiranneggia sulla ricerca scientifica e sulla cultura, tende alla chiusura piuttosto che all’apertura, non consci che la chiusura genera una spirale viziosa, mentre l’apertura tende ad un circolo virtuoso.
Dieci anni – 1997- fa usciva su WIRED, una rivista americana di indagine sui fenomeni dei nuovi media, un racconto intolato “The long Boom”, una visione del mondo di adesso. “Stiamo vivendo l’inizio di un boom economico globale ad una scala mai vista prima. Stiamo entrando in un periodo prolungato di crescita economica che eventualmente potrebbe raddoppiare ogni dodici anni l’economia mondiale e portare una crescente prosperità per – letteralmente – miliardi di persone. Stiamo cavalcando l’inizio di un’onda di grande espansione economica che a quanto pare potrebbe risolvere problemi intrattabili quali la povertà e le tensioni tra le nazioni del mondo. Potremo fare tutto questo senza distruggere l’ambiente. Due grandi forze stanno attraversando la nostra era, la rivoluzione tecnologica e un nuovo ethos per l’apertura.
Cinque onde tecnologiche – computer, telecomunicazioni, biotecnologie, nonotecnologie ed energia alternativa – possono portare un enorme incremento delle economie nel rispetto della natura.
Stiamo anche vedendo una integrazione a livello globale mai vista prima. Per la prima volta si stanno interconnettendo le economie di diverse regioni del mondo.
Potremmo a breve assistere ad una serie di allineamenti. L’Asia continua a creascere economicamente. L’America accellera la sua high tech economy. L’Europa si riprende dal suo crollo economico. La Russia continua la transizione verso il capitalismo. E il resto del mondo segue quest’onda, eventualmente.
Questi due metasviluppi portano ad una crescente integrazione e prosperità in tutto il mondo, ponendo le fondamenta per un società globale aperta. Una civiltà di civiltà del terzo millennio.
La ricetta per un era di successo è: APERTO, buono. CHIUSO, cattivo. Applicate questo agli standard tecnologici, alle strategie di business, alle filosofie di vita. Questo è un concetto vincente per gli individui, le nazioni e per le comunità globali degli anni a venire.
Se il mondo prende la strada sbagliata potrebbe entrare in un circolo vizioso dove le nazioni si chiudono in se stesse. Il mondo si frammenta in pezzi isolati. Si rinforza il tradizionalismo e una cresce una rigidità di pensiero. L’economia si stagna e aumenta la povertà. Aumentano i conflitti e l’intolleranza.
Ma se il mondo adotta un modello aperto, allora si prospetta un circolo virtuoso che porta a società sempre più integrate globalmente. Un’apertura mentale porta a nuove idee che spingono il progresso e l’innovazione. Questo porta ad una maggiore ricchezza ed una diminizione della povertà. Si avrà una maggiore tolleranza e apprezzamento delle diversità.”
Ti auguro un buon lavoro caro racconta storie,
e spero di sentire al più presto la più bella,
ovvero la prossima ;-)

antonio rollo