Presentazione video Galateo. Convegno a Lodz (PL)

Se il disabile psicofisico nel rapporto terapeutico con i professionisti della riabilitazione viene inscritto all’interno di un sistema di pratiche e di discorsi incentrati sui suoi deficit psicomotori, nel rapporto didattico, proprio delle strutture scolastiche, dovrebbe essere inserito in pratiche e discorsi inerenti le sue abilità e il suo vissuto fatto di esperienze e relazioni.
Ma spesso la scuola non riesce a trovare un terreno che prescinda dalle etichette – diagnosi elaborate dagli specialisti e finisce col fondare ogni progetto educativo proprio su quelle diagnosi. I risultati, nella maggior parte dei casi, non vanno mai oltre la conferma della diagnosi medica.
L’ipotesi dalla quale siamo partiti è quella che solamente entro il territorio del teatro è possibile sospendere il potere del discorso medico e progettare un percorso di conoscenza in grado di ristrutturare le relazioni fra il soggetto disabile e il mondo, dopo aver incorporato le relazioni fra il soggetto e il piccolo gruppo coinvolto in tale percorso. L’esperienza ha dimostrato, tuttavia, che il territorio del teatro tradizionale è inadeguato poiché in esso vengono conservate relazioni rigide tra attori e personaggi, tra personaggio e personaggio; rapporti determinati fra i soggetti coinvolti professionalmente nell’esperienza teatrale; schemi spazio temporali fissi, o comunque, storicamente determinati. Abbiamo perciò dovuto individuare un territorio che chiamiamo del preteatro e che si estende fra il rito e il teatro, fra la persona e il personaggio, fra lo spazio reale e lo spazio virtuale, fra il tempo reale e il tempo virtuale, fra il gruppo e l’individuo. L’esperienza, guidata da una insegnante della Scuola Media “Galateo” di Lecce in collaborazione con l’insegnamento di teatro dell’Università di Lecce, si è svolta nel corso del passato anno scolastico e proseguirà nel corso di quest’anno.