Diari di Bordo progetto laboratorio “Oggi, teatro a soggetto” Copertino (LE) 2006

Diari di bordo Copertino.

Oggi?   Teatro a soggetto.

I ragazzi coinvolti nel progetto fanno quasi tutti parte della classe II B dell’Istituto comprensivo Polo II di Copertino (Lecce). Su proposta degli animatori, Alessandro Santoro e Cinzia Greco, i ragazzi cercano un soggetto “verosimile” da realizzare nel Laboratorio teatrale.
I racconti che seguono, tranne piccolissime modifiche “sceniche”, sono fedeli agli originali. Il teatro non può, per definizione, “correggere”. Il teatro può solo scavare alla ricerca di storie da raccontare. In un mondo in cui la comunicazione è ormai oltre la massa, ovunque e comunque; dove le tecnologie ci accompagnano fin dentro le classi scolastiche, ci perseguitano, ci liberano, ci opprimono. Un mondo che i bambini capiscono e a volte subiscono più degli adulti. E’ forse solo nella fantasia che possiamo rintracciare un lampo di genio, un futuro migliore possibile.
Nei racconti dei ragazzi ci siamo noi, adulti, educatori, genitori e compagni  di scuola. C’è il mondo grigio, colorato, triste e meraviglioso. Tutto il mondo possibile, forse è in queste poche pagine.
Per motivi di privacy e delicatezza, i nomi degli autori sono omessi.
E, forse, anche perché nei nostri laboratori la scrittura fa parte di quella sfera privata che ci coinvolge e ci protegge.
Il teatro, in fondo, è solo uno spazio, in un tempo. Come la vita.
Demostene scriveva: “il mondo è un palcoscenico. Entri, guardi ed esci.”
I nostri corpi, che lo vogliamo o meno, agiscono su questo palcoscenico. Il teatro ha però il privilegio di poter scegliere le storie da raccontare.
Io e Cinzia non abbiamo scelto, i loro insegnanti, per questa volta nemmeno. Questa volta hanno scelto i ragazzi.

1.    LA REGGIA VEROSIMILE

Un ragazzo viveva  in una reggia magica nelle terra del “verosimile”, nel lusso e nella ricchezza. Un giorno, con la sua scopa, volle fare un giro nella terra degli umani. Andò da tutte la parti finché, tornando a casa, non vide un paese strano dove la gente moriva di fame. Era l’Africa. Arrivò lì, volando veloce come un fulmine e si impietosì subito delle condizioni di quel luogo in cui erano presenti tutte le malattie possibili.
Con la bacchetta magica rivoluzionò il paese e fece scomparire le malattie. La magia convinse anche l’uomo cattivo a non sfruttare più quella terra.

2.    LORENZO

C’era una volta un ragazzo che non sapevo cosa fosse l’amicizia. Continuava, oramai da tempo, a passare le giornate sempre a casa a giocare al computer o a guardare la televisione.
I suoi genitori non c’erano perché se ne erano andati già da quando Lorenzo era piccolo. Viveva solo con il nonno.
Un giorno, per puro caso, vide due persone disperate che si lamentavano di aver perso il figlio. Quel figlio era proprio Lorenzo.

3.    L’AMORE

Un giorno, un ragazzo camminava per una via. Pensava a tutto quello che gli era già successo e a quello che gli succederà. Mentre pensava si scontrò con una ragazza. La guardò. Dentro di lui sentì un’emozione tanto grande, che neanche lui sapeva da dove provenisse. Capì di essersi innamorato.
Per lui tutte le cose erano cambiate, rinate, fiorite. Sentì tanta felicità come se avesse trovato una risposta a tutte le sue domande. Un giorno si incontrarono di nuovo e lui non esitò a chiederle di andare a cena. La ragazza accettò e lì si conobbero meglio. Il ragazzo felice le chiese se si potevano rivedere e lei rispose di SI. Passarono ore, giorni, mesi, anni. Fino a quando i due ragazzi vollero sposarsi… Insomma questa vita è già bella da soli ma in due è molto più bella.

4.    L’AMORE 2

Due persone che si abbracciano,
si vogliono bene,
si baciano,
si fidanzano,
si innamorano.
Racconta mia sorella del fidanzato.
Federico,
carino.
Si vogliono bene.
Anche io vorrei un fidanzato che mi vuole bene.
Ce ne uno che mi piace.
Ma lui quando mi vede sorride e poi
se ne va.

5.    …ERANO I GRANDI CHE DOVEVANO AIUTARLA…

Tanto tempo fa, quando ancora la tecnologia non esisteva e la gente non viveva solo per il successo o per la bellezza esteriore, ne tanto meno per i soldi, ma solo per la voglia di vivere, per l’amore verso il prossimo e verso se stessi, viveva una bambina. Ogni sera restava chiusa nella sua stanza, pregava e pregava con il cuore un mondo migliore.
Una sera, come tante, venne da lei uno strano esserino che somigliava ad un angelo del cielo, forse il più bell’angelo del cielo. L’angelo la pregò di seguirlo: gli avrebbe fatto vedere il mondo come sarebbe stato da lì a pochi anni…
… e così la bambina fiduciosa si lasciò trasportare dall’angelo, nella speranza che avrebbe visto il mondo così come lo immaginava ogni sera nelle sue preghiere, ma…
… vide delle cose brutte, bruttissime. Mamme che uccidevano i propri figli, padri che uccidevano mogli e… figli. “Non è possibile”, disse, “tu mi stai facendo vedere un mondo troppo brutto per essere vero. Tu non sei un angelo, sei un diavolo!” e scoppiò a piangere. Come poteva un mondo, che lei aveva sempre sognato bello, essere il peggiore degli incubi? Cercò di convincersi che tutto era una grossa bugia.
Passarono gli anni e lei morì, passarono generazioni e generazioni e tutto quello che l’angelo gli aveva mostrato si avverò.
Venne una bambina, che curiosando qua e là scoprì il suo diario. Lo lesse e s’innamorò di quelle preghiere… cercò, insomma, con tutta la sua forza di cambiare il mondo ma non ce la fece…
Perché?
Beh, non dimenticate che lei era solo una bambina…
ERANO I GRANDI CHE DOVEVANO AIUTARLA…

6.    MASCHERE D’ACQUA

Una fata,
dal vestito fatto d’acqua
limpida.
Pelle di seta
Capelli
Lunghi color giallo
Sole.

Viveva in un bosco, un bosco incantato.
Il suo nome era madre natura.
Possedeva un gioiello: una maschera.
Una maschera di cui nessuno conosceva il sentimento.

Lei, all’apparenza, sembrava la persona più serena di tutte. Andava nel villaggio vicino al suo boschetto a raccontare storie di vite passate.
Nascondeva la maschera in una caverna ben coperta dall’acqua limpida di una cascata.
La madonnesca fanciulla era in cerca della più importante delle maschere che potessero esistere: la maschera della felicità.
Non riuscì mai a trovarla.
Dall’apparente dama
spensierata,
serena, tranquilla
si trasformò
nella più infelice delle persone.
Ormai sconfitta decise di tornare nel suo boschetto e
Infelice
Decise di salutare per l’ultima volta la maschera che già possedeva
Prima
Di annegare
Nel suo laghetto.

Al Purgatorio
Decise di presentarsi a lei
Dio
In persona.
I due conversarono un po’ e
Dio decise
Di confessarle
Il nascondiglio
Della maschera della felicità.
<< Vuoi sapere dov’è la maschera che tu tanto andavi cercando?>>
<<Oh, ma allora esiste veramente?>>
<<La maschera è sempre stata lì, nel tuo cuore. La maschera della felicità eri tu>>
Lei rimase
Sbigottita
Non ci volle credere…

Ma, non credere a Dio in persona è peccato?

La fata dal Purgatorio
Ci sta ancora pensando…

7.    SAI CHE COSA E’ BELLO DEL TEATRO?

Il rapporto di amicizia e di fratellanza l’un verso l’altro. Per il semplice fatto che se uno sbaglia non lo prendono in giro ridendo e parlandoli alle spalle. Ma lo consolano anche nei momenti più difficili della sua vita. Ecco il bello del teatro!

8.    IL CALCIO AL TEMPO DEI BAMBINI

I Red Devils sono una squadra fortissima. Hanno vinto tutte le partite e ora sono in finale grazie al loro capitano: Cristiano.
Autore di 58 reti in questo campionato, Cristiano ha dei pantaloncini portafortuna. Ed è proprio da questi pantaloncini che deriva la sua forza immensa.
E’ il giorno della finale e Cristiano non trova i suoi pantaloncini.
Dopo 5 minuti i Red Devils sono sotto di 2 gol a 0. Tutti fischiano Cristiano per il suo pessimo modo di giocare.
Jon, il suo migliore amico e compagno di squadra, lo avvicina: << che ti è successo Cristiano?>>, << ho perso i miei pantaloncini portafortuna>>, risponde.
<< La tua forza non proviene dai pantaloncini Cristiano, ma dal tuo cuore>>
La partita si conclude con il risultato di 5 a 2 per i red grazie alle 4 reti di Cristiano e al gol di Jon.
Finita la premiazione viene proposto a Cristiano di andare a giocare nel Manchester Utd.
Ma Cristiano non accettò mai. Voleva continuare a giocare con Jon e i suoi compagni.