Kepuce. di Costantino Piemontese

Caro diario,
domattina tutti e tre, Ibolya, Mariangela ed io, la nostra famigliola, andremo a Bitonto a presenziare alla cerimonia di consegna dei premi della manifestazione Sipario@Scuola, svoltasi la settimana scorsa al Teatro Comunale “T. Traetta”.
Abbiamo partecipato al laboratorio teatrale fatto a novembre e dicembre con alunni e genitori della Scuola media “A. Galateo” di Lecce, per la riproposta dello spettacolo Kepuce. Un paio di scarpe nuove per attraversare il Canale d’Otranto.
Un’esperienza bellissima, quella del laboratorio teatrale, che fa seguito al lavoro svolto l’anno scorso nella stessa Scuola, però con molte più classi e partecipanti, all’interno del Programma operativo nazionale dal titolo “Ti racconto la mia storia con un libro e…” che aveva portato allo spettacolo omonimo presentato a giugno scorso a Lecce nella masseria “Spedale”, nella campagna verso Torre Chianca.
La giuria ha assegnato al nostro spettacolo il premio quale migliore progetto educativo.
Andiamo tutti a ricevere il premio, insieme al giovane regista Alessandro Santoro ed al protagonista vero di questa storia d’emigrazione e di fuga verso la speranza, un giovane adolescente albanese di nome Edison Duraj. Ci sarà naturalmente la bella Beatrice Chiantera, la straordinaria professoressa sempre instancabile e ci sarà tutta l’équipe che ci ha condotti nel viaggio: Elisa, Mariapia, Eliana, Cinzia, Antonio. Sarà pure con noi, con la sua saggezza contagiosa, il Prof. Gino Santoro – che è il vero papà di questo nostro teatro – e ci sarà anche, con la sua calma febbrile, il Prof. Enzo Toma che da spietato nocchiero “batte col remo chiunque s’adagia”.
Sono molto contento, perché insieme a tutti gli altri compagni d’avventura abbiamo attraversato un’esperienza di vita molto bella ed appagante, intensamente coinvolgente, nuotando in un mare impervio carico di marosi, diretti verso un porto ancora molto lontano, che ci attrae irresistibilmente con la sua seducente evanescenza.
Un’esperienza di teatro, il nostro Kepuce, devo dire, vissuta da tutti con molta spontaneità eppure con molto impegno.
Caro diario, mi è sempre piaciuto il teatro, guardarlo ma soprattutto farlo, nel suo piccolo recinto, e questo tenero e delicato lavoro -cresciuto in poche settimane nella sala di prova di una scuola di danza, prima, e nell’aula magna di una scuola media, dopo – mi ha permesso di stare gomito a gomito con gli altri. Mi ha concesso di sentire il loro respiro, e di percepire le loro emozioni – fino a poter osservare le loro intere espressioni.
A me piace stare in mezzo agli altri, nonostante che mi piaccia molto stare da solo ed appartato. Mi piace molto comunicare, perché significa ascoltare, e perciò mi piacerebbe poter esplicitare a tutto campo le idee e le cose che invento, riuscendo così ad essere ascoltato dai miei compagni d’avventura.
Mi piacerebbe anche poter comprendere le loro segrete aspirazioni e condividere le loro palpitanti speranze.
Ti lascio, cara pagina fuggitiva del mio diario, con l’emozione di un ricordo bello ed indelebile che ora appartiene anche a te.
A presto…
Costa