Quando decidemmo di cambiare il mondo… a partire dalla scuola. di Anna Rita Carati*

L’idea di intitolare l’Istituto comprensivo di Melendugno e Borgagne a Rina Durante è nata quasi per caso quando, cercando la scuola nei siti ufficiali, abbiamo scoperto che il nome Giuseppe Mazzini, in verità era un’indebita estensione del nome della scuola media a tutto l’Istituto. In un periodo storico in cui il nostro Salento, la terra tanto amata da Rina che la considerava un “luogo dell’anima”, vive una grande crisi identitaria questa scoperta è apparsa come una felice fatalità, quasi una predestinazione.

Non potevamo lasciarci sfuggire l’opportunità di intitolare la scuola, unica del comune, a una persona che ha sempre lottato per difendere le peculiarità del territorio, per smuoverne le coscienze e per diffonderne la conoscenza nel rispetto delle sue tipicità.

Ancora più importante ci è sembrata la circostanza di legare l’Istituzione scolastica a Rina perché la Mission del nostro Istituto è proprio quella di formare menti che possano, attraverso radici profonde e ali atte a volare lontano, cogliere le opportunità e le idee innovative per sviluppare percorsi di crescita sostenibile sul territorio.

La proposta di scegliere Rina Durante è stata accolta con entusiasmo da tutta la “famiglia” del comprensivo, dall’amministrazione comunale e da tutte le associazioni culturali del paese.

Come in un sogno, un caldo pomeriggio di settembre, la prefettura di Lecce ha dato riscontro positivo alla nostra richiesta e da allora la nostra scuola si è trasformata in un alveare e tutte le api hanno cominciato a produrre un dolcissimo miele: idee ed emozioni.

L’opportunità che la richiesta di chiamarci Rina Durante fosse stata accolta potevamo gestirla in due modi: preparare una ingessata cerimonia di intitolazione invitando le istituzioni e la comunità a venire nella nostra scuola per scoprire una targa con il nuovo logo e il nuovo nome e al termine della giornata ricominciare con le solite attività, oppure trasformare l’evento in un’occasione di crescita sociale culturale e umana che vedesse gli studenti e tutta la comunità non semplici spettatori, ma protagonisti attivi e partecipi.

Il giorno dell’intitolazione ufficiale non rappresenta la fine di tutto, ma la nascita di un progetto più ambizioso: trasformare la scuola in un centro di produzione culturale, riassegnarle il ruolo di propulsore della fantasia e delle menti della comunità che deve trovare, attraverso la scuola, il coraggio di ricominciare a raccontarsi e recuperare le tradizioni culturali per trasformarle in occasioni di crescita anche economica del territorio attraverso la promozione di un turismo partecipato intellettuale che va alla ricerca non solo di mare e gastronomia, ma anche e soprattutto di cultura e tradizioni.

Per poter realizzare questo progetto è necessario partire dai ragazzi, protagonisti principali del progetto che dovranno considerare Rina una di loro, la dovranno andare a cercare nelle vie, nelle case, nelle coscienze e nei volti di chi Rina la conosceva davvero e di chi ne ha sentito solo parlare o anche tra coloro che non l’hanno mai sentita nominare .

Per raggiungere il nostro obiettivo è stato coinvolto l’ intero borgo, abbiamo portato a Melendugno gli amici e i parenti di Rina, gli artisti che si sono ispirati a lei, abbiamo trasformato dei momenti di scuola in salotti della memoria, dove chiunque si affacci alla porta d’ingresso è accolto con le immagini di Rina, è invitato ad accomodarsi e a sorseggiare un the con il personale della scuola, si confronta con i ragazzi, si racconta e racconta la sua terra.

Gli studenti fanno scuola da protagonisti, scrivono testi di interviste, si aggirano per le vie della città per carpire frammenti di vita e di emozioni dei loro concittadini.

Ci piacerebbe sapere se Rina oggi fosse qui come avrebbe reagito allo scempio che la Xilella ha fatto dei nostri oliveti secolari e all’inerzia di chi avrebbe potuto impedire l’estendersi dell’epidemia?

cosa avrebbe fatto e scritto sulla TAP che vuole bucare la nostra costa e costruire una enorme centrale al posto della macchia mediterranea?

Cosa avrebbe detto a quelli amministratori che hanno trasformato una delle peculiarità culturali del nostro Salento: il tarantismo, in un fenomeno quasi da baraccone ottimo per attirare per pochi giorni all’anno migliaia di persone pronte a usare le nostre tradizioni solo come occasione per “sballarsi”?

Quanto si sarebbe indignata con coloro che, eletti per garantire la tutela del territorio, ne hanno permesso, per salvaguardare gli interessi economici di pochi il totale vilipendio?

Il nostro sogno è che Rina possa risponderci attraverso i ragazzi nostri studenti.

Noi l’aspettiamo.

*Anna Rita Carati è dirigente dell’Istituto Comprensivo “Rina Durante” di Melendugno (LE)