Andai in ospedale con una forza mai provata prima. Avevo promesso a mia mamma di non piangere, non avrei pianto davanti alla parola “tumore”. Presi l’ascensore, l’ansia iniziava a farsi sentire, schiacciai il pulsante per salire al terzo piano, dopo qualche secondo le porte si aprirono e cercai di fingere un sorriso. Entrammo in un corridoio buio con poche luci, finalmente girai l’angolo e vidi mia zia, la strinsi forte, quasi a non volerla lasciare più. Iniziarono a parlare della sua malattia e io, non volendo che la tristezza vincesse, mi allontanai. Guardavo fuori la finestra, era buio, a malapena si riusciva a scorgere qualche stella. Anche se da lontano riuscivo ad ascoltare cosa dicevano i dottori. Da quello che ero riuscita a capire, mia zia molto probabilmente aveva un tumore non operabile. Continuai a rimanere lontana dagli altri, vicino alla finestra, quando sentii mia madre che mi chiamava, mi avvicinai con paura, mi disse che dovevamo andare via. Era un po’ un sollievo per me, ma non sapevo quando avrei rivisto mia zia. La salutai abbracciandola e lei mi sussurò: “Non ti lascerò” e fu allora che misi da parte l’orgoglio… Piansi davanti a tutti, non riuscii a farne a meno e questo mi dava un gran fastidio…