Elin era una ragazzina di 14 anni, veniva dall’Africa. Non aveva amici; a dir la verità nessuno voleva diventare suo amico. Frequentava da poco tempo la mia scuola. Elin veniva soprannominata “la strana”. Indossava un velo che le avvolgeva la testa e una parte del viso. Non lo toglieva mai e si guardava sempre intorno come se dovesse continuamente difendersi da qualcuno. Un giorno presi coraggio e, durante l’ora della ricreazione, mi avvicinai. Appena mi sedetti accanto a lei, lei fece per alzarsi ma io le chiesi di restare. Iniziai a parlare. Dapprima non mi rispondeva, poi piano piano iniziò a sorridermi. Mentre parlavo notai una cosa strana: Elin si sistemava continuamente il velo, come se volesse nascondere il suo viso. Passarono i giorni e diventammo sempre più amiche. Un giorno le chiesi: – Elin perché non togli il velo? Vorrei tanto vedere il tuo viso per intero!”. Lei mi guardò e iniziò a piangere. Allora, le chiesi: – Perché piangi?” E lei mi rispose:-“Il mio viso è brutto!Farei paura a tutti!”.Non mi arresi. Dopo varie insistenze Elin cominciò piano piano a togliersi il velo. Mi accorsi allora che la parte del viso che Elin aveva scoperto era deturpata da alcune cicatrici. Con voce tremante Elin mi disse che un giorno, mentre era per strada nel suo paese, era stata aggredita da alcuni ragazzi… Da quel momento aveva deciso di non farsi più vedere da nessuno. Le accarezzai il viso e le dissi che era bellissima. Doveva togliersi il velo e mostrarsi a tutti perché lei era così e non doveva cambiare nulla di sè, non doveva nascondersi e tanto meno vergognarsi. Da quel giorno Elin si fece coraggio e abbandonò il suo velo. I capelli ricci le coprivano in parte le cicatrici e nessuno dei compagni sembrò accorgersi di nulla.
Questa storia ci insegna che non bisogna fermarsi alle apparenze ma andare oltre.